Laurearsi per lavorare è ancora utile?

Laurearsi per lavorare è ancora utile?

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Il 2020 si apre sotto i migliori auspici!

Avere un titolo paga. E’ una tendenza che sarà confermata nel corso del 2020 dove sembra essere sempre alta la richiesta di laureati.
E non bisognerà aspettare tanto tempo per mettersi alla prova: le assunzioni in programma sono stimate in 461 mila, pari a 20 mila unità in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+4,5%). Di queste, oltre l’80% nel settore privato è destinato a lavoratori che hanno conseguito almeno una laurea (dati forniti dal “Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal”).

La fetta che riguarderà i laureati è stata fissata al 18,3% del totale di assunzioni previste: dalle 68mila programmate nel gennaio 2019 si arriva quindi a 84mila previste per inizio anno. I settori più richiesti variano da economia (+33,6%), ingegneria civile e ambientale (+29%), ingegneria elettronica e dell’informazione (+27,9%) nonché́ nell’indirizzo scientifico, matematico e fisico (+25,4%).

Dove trovare una assunzione, su circa 215 mila aziende che assumeranno nel mese di gennaio 2020, quelle dei servizi si segnalano per la più̀ consistente attività. sono in crescita, infatti, le assunzioni per il commercio (+9,2%), il turismo (+7,2%), i servizi informatici e di telecomunicazione (+16,3%) e i servizi a contenuto specialistico e di consulenza di supporto alle imprese (+19,9%). È da notare anche il risultato dalle costruzioni, che segna +18% sulle entrate rispetto a gennaio del 2019, complice, probabilmente, un’accelerazione degli investimenti urbani e in infrastrutture, ma anche al mercato delle ristrutturazioni edilizie.

Aumentano, al contempo, le difficoltà nel reperire personale, con un incremento dal 31 al 33%. La mancata corrispondenza tra la domanda di profili e l’offerta dei lavoratori disponibili riguarda da una parte una serie di lavoratori laureati, ma anche profili tipici della formazione professionale. Per i primi si parla infatti di una percentuale pari al 39,3%, mentre per i secondi del 35,1%, per cui si registra comunque un rallentamento in valori assoluti della richiesta soprattutto da parte delle piccole imprese del manifatturiero (-6,8% le entrate previste di lavoratori con qualifiche e/o diplomi professionali).

Per quanto riguarda il territorio nazionale a trainare è il Nord Ovest, con un 4,1% contro una media nazionale del 3,7. Avanti a tutti c’è la Lombardia, in cui si attende un tasso del 4,2%. Le regioni con previsioni più contenute sono invece l’Umbria (3,2%), la Toscana, le Marche e la Puglia (tutte al 3,3%).

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